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Con Heidi e Peter lassù sulle montagne – Moena 2009

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Solo un matto a luglio si farebbe 6 ore di viaggio da solo per andare a vedere delle fantomatiche montagne… E allora sono un Matto… non ci scordiamo però che è tutto a scrocco, treno escluso.

I TAPPA
Capolinea dell’autobus che mi porterà alla stazione…  Il caldo ve lo lascio immaginare, peró calcolando che non prendevo l’autobus da circa 3 anni tutto sommato riesco a cavarmela! 

II TAPPA
Stazione centrale, essendo un tipo estremamente tecnologico, che crede nel continuo progresso della tecnica mi dirigo con determinazione verso le biglietterie self-service. Dopo circa 15 minuti la ragazza davanti a me (una vera cima) riesce a capire che pigiando su OK la cassa avrebbe magicamente espulso il suo biglietto, arriva quindi il mio turno…
Tutto liscio come l’olio se non fosse che una schermata non prevista mi propone oltre al mio arrivo sui monti, una meta ormai celeberrima; la tentazione di andarmene in Terronia (di cui forse verró fatto membro onorario) è forte ma Heidi e Peter mi aspettano quindi continuo per la mia strada. Pranzo al fast food, spuntini nello zaino per gli attacchi di fame sul treno e salgo in carrozza.
Certo l’intero viaggio non avrebbe avuto senso se nel vagone non avessi trovato un gruppo musicale folcloristico spagnolo che aveva ben pensato di provare l’imminente concerto: 4 chitarre, 4 spagnoli, un vagone.. al risultato ci arrivate da soli.

III TAPPA
Bologna: come previsto devo cambiare treno… Scendo e solo un pensiero invade il mio cervello “ma quanto cavolo è grande la stazione di Bologna??” … Comunque mi fiondo al punto informazioni dove vengo indirizzato verso il binario giusto, con quella gentilezza che caratterizza sempre i punti informazioni…

Altro giro, altra corsa… Altro treno! Da viaggiatore totalmente inesperto mi impadronisco di un bel posto in prima classe ma vengo presto gentilmente declassato dato che.. ecco.. in teoria avrei un biglietto di II. Me la cavo con sorriso e mi sposto in modo goffo al posto che mi spetta.

Mi piazzo e aspetto che passino quelle 3 interminabili ore, nel frattempo cominciano i primi panorami e già mi immagino lassù con Annette, sui monti, dove dice che il cielo sia sempre blu e pregusto la cena di una già apprezzatissima cuoca.

IV TAPPA
Dopo essere stato portato alla destinazione finale dal mio fido autista, che diligente mi attendeva in stazione, assaporo brevemente lo spirito trentino che poco ha da spartire con quello puramente italiano. Stupito di tutto quel verde, qull’ordine e quei fiori mi perdo nel capire il sistema di smaltimento rifiuti, che con all’incirca 5 pattumiere diverse in casa e il pagamento aggravvato per chi non differenzia, simboleggia un rigore quotidiano estraneo alla mia città natale… Che la salvezza del pianeta sia ancora possibile?
Cena abbandonante e poi ritiro nei miei alloggi ignaro di ciò che mi aspettava il giorno dopo.

 

La Camminata:
L’indomani, dopo una colazione bella sostanziosa ci prepariamo alla partenza, quindi zaini in spalla ci avviamo alla macchina… Tempo 4 minuti e mi rendo conto che le scarpe avevano qualcosina che non andava… Povero illuso, qualcosINA?..seh!
Arrivati a destinazione dopo un’ora di macchina ci uniamo all’altra metà della squadra in cui c’èil pezzo meglio, la nostra mascotte, Artú … Sí sí proprio lui!… In carne e zampe!
Pronti … Partenza… Via … Diretti verso questa fantomatica Galleria degli Alpini, la Galleria Lagazuoi.
Subito per cominciare, un bel kilometrino sterrato in salita sotto il sole, sapete no? Di quelli che si usano per mandar giù la colazione.. Ovviammete dopo 5 minuti ero già in preda ad un calo di zuccheri!

Le scarpe cominciano a lacerarmi i talloni ma da bravo samurai, soffro dentro e in silenzio, una volta imbrigliato con corde e moschettoni affronto con Onore e Rispetto la mia montagna.. O meglio, i suoi meandri… dove lo devo proprio dire c’è un freddo becco!! Quindi: sudata immane più vento gelido per tutta la galleria, non male no? Avrò rischiato la congestione 5 volte! Dimenticavo, la galleria fu costruita (nel 1917) all’interno della montagna per raggiungere la vetta, questo lascia intendere che sia ovviamente tutta in salita… Cioè scalini, scalini, scalini.

Eseprienza faticosa, molto, ma anche molto suggestiva… e io l’ho fatta con scarpe in gomma, cellulare, torcia, acqua in borraccia ecc… quando fu costruita le cose erano un po’ diverse. Quanti alpini sono morti per noi? per il nostro futuro? quanti di loro si saranno resi conto a cosa stavano prendendo parte… coraggio e valore che noi ci sogniamo!

 

Finalmente il rifugio, le energie cominciano a tornare, i talloni no… controllo la condizione dei miei piedi, era meglio se non lo facevo… due cerotti e via! Convinto che il ritorno sarebbe stata una passeggiata… ed infatti tale era!… Ben 4 ore di passeggiata a dire il vero! Ma ne è valsa decisamente la pena!
Paesaggi mozzafiato, natura, ottima compagnia, un Golden a guidarci nell’avventura, non si può chiedere di meglio…. mancava solo una cosa, il MIO canone (detto anche Biondone) ma l’anno prossimo di rifacciamo!
Comunque… con l’aiuto di un bastone fregato ad una povera Signora che per quei sentieri se ne va più agile di me e una buona bombola di ossigeno, dopo aver visto la marmotta che in fondo valle confezionava la cioccolata, arriviamo al parcheggio che avevo salutato ben 6 ore prima e alla macchina che grazie al Cielo ci avrebbe riportato a casa senza faticare troppo.

Doccia, cure mediche indispensabili per poter camminare e cenetta a base di pizza… faccio presente che la pizzeria era a 500 metri dalla casa, e io ci ho messo circa 20 minuti per arrivarci camminando come un totale deficiente!

L’indomani, sveglia presto, colazione con ovetto al tegamino e partenza verso Casa… attraversando quella Valle dichiarata ora Patrimonio dell’Umanità… anche se mi chiedo quanto valore abbia un titolo del genere, dato che persino l’Amazzonia lo è ma ne è stato distrutto più di 1/3?

V TAPPA
Dell’ultima tappa poco c’è da ricordare se non il ritorno ad un caldo africano in quella che, se un tempo è stata la Culla del Rinascimento, oggi è poco più di una conca sporca, trafficata e afosa.

Mattia Marasco

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